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sine ira et studio

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Rappresentazione acritica dei fatti

Si intende con questa espressione ciò che, contrariamente a quanto avviene di solito in Italia, nella pubblicistica militare straniera, particolarmente di stampo francese e tedesco, è prassi ben diffusa.

Si tratta semplicemente di rappresentare i fatti come realmente accaduti, senza lasciarsi influenzare dall´opinione che l´autore ha dei fatti stessi.

Questa è infatti la pecca maggiore di buona parte della pubblicistica italiana, specialmente di quella riferentesi al periodo 1943-45: difficilmente si riesce a trovare un racconto dei fatti veritiero e affidabile: l´autore "sostenitore" dei partigiani dipingerà i fascisti a tinte negative, giudicherà la documentazione dell´epoca di fonte RSI o tedesca a priori come inaffidabile e ometterà di studiare le fonti di parte avversa con la necessaria attenzione, omettendo pertanto di documentarsi in modo appropriato e incorrendo pertanto in facili esagerazioni ed errori altrimenti agevolmente evitabili.

Allo stesso modo gli autori "avversi" ai partigiani giudicheranno le fonti resistenziali basate su premesse troppo ideologiche e poco aderenti alla realtà, infarcite di esagerazioni e inesattezze e quindi non utilizzabili.

Il fatto poi che la stragrande maggioranza della pubblicistica militare italiana a grande diffusione sia stata, nel dopoguerra, improntata a una chiara matrice resistenziale, e quindi con connotati fortemente ideologici, non facilita il compito di chi invece vuole avere una rappresentazione dei fatti chiara e obiettiva, una raffigurazione della storia dove l´ideologia venga messa da parte per lasciare spazio solo ed esclusivamente alla rappresentazione acritica dei fatti.

Crediamo fermamente che una tale forma di analisi storica sia possibile.

Siamo convinti infatti, e gli esempi a questo riguardo sono numerosissimi all´estero, che sia possibile rappresentare gli avvenimenti senza essere influenzati non solo dalla propria visione politica, ma anche dai propri pregiudizi.

Così come sono criticabili gli storici anglosassoni o tedeschi, i quali per esempio sottovalutano sistematicamente le prestazioni militari italiani, siano esse quelle delle due guerre mondiali che quelle coloniali, senza approfondire l´argomento e fidandosi perlopiù dei loro pregiudizi che di elementi veramente probanti e obiettivi, parimenti sono criticabili gli storici italiani troppo politicizzati, sia dell´una che dell´altra parte, che trascurano la ricerca della verità in favore dell´appoggio alle proprie convinzioni politiche.

Siamo dell´avviso, dunque, che solamente una ricerca svolta in modo acritico può portare ad avvicinarsi sensibilmente a una rappresentazione veritiera dei fatti come realmente accaduti. Solamente dopo aver compiuto questo passo si ha lo spazio per un´analisi critica di tali fatti, dove la componente filosofica e, perché no, ideologica potrà allora servire a discernere fra il giusto e l´ingiusto, fra il bene e il male, il buono e il cattivo.