Logo Corbatti e Nava

sine ira et studio

Valid XHTML 1.0 Strict
www.modellismosalento.it, novembre 2008
Copertina ...come il diamante!


Ringraziamo l'Avv. Gabriele Luciani per questa bella recensione!


"...come il Diamante! I carristi italiani 1943-45" è senza dubbio uno di quei libri che non dovrebbero certo mancare nella biblioteca di qualsiasi cultore della storia militare italiana e non solo, così come in quella del modellista che si interessa di mezzi nazionali della seconda guerra mondiale. L´opera è pubblicata dalla casa editrice belga Laran Éditions (www.laraneditions.be), ed è stata realizzata da due ricercatori, Sergio Corbatti e Marco Nava già noti per il successo riscontrato da un´altra loro interessante opera sulle SS italiane e per la gestione di un sito internet (www.corbatti-nava.it) che preannuncia ulteriori opere sulle formazioni armate della R.S.I. che, vista la qualità di "come il diamante" c´è da augurarsi vengano subito realizzate.

Infatti l´argomento trattato, ovvero le vicende dei reparti corazzati italiani dopo l´armistizio, fino ad oggi non è mai stato preso in considerazione in modo analitico e ben documentato, esaminando tutto il panorama completo e non solo un singolo reparto, così come è stato fatto in questa monografia.

[omissis]

In passato sono uscite opere che però hanno trattato al più solo dei mezzi ma non anche dei reparti che li hanno utilizzati e delle operazioni espletate con questi mezzi; altre volte sono stati pubblicati memoriali che in teoria avrebbero dovuto esaminare la vita del reparto di appartenenza del medesimo autore ma che in realtà si rivelano spesso libri meramente agiografici o tesi solo a giustificare scelte di campo, comunque di poco valore scientifico per il lettore. Sono state pure edite opere senza alcun riscontro documentale o di ricerche in archivi e che spesso riproponevano acriticamente la precedente agiografia. Ci sono stati periodici come Storia Militare o la Rivista Italiana Difesa (RID) che hanno dedicato articoli di buona fattura ma sempre sui mezzi e/o sui singoli reparti, comunque quasi mai sul quadro complessivo dei reparti corazzati della R.S.I. e del Regio Esercito cobelligerante.

In generale la storiografia "ufficiale", quella per intenderci che ha più diffusione nel comune sentire della gente, non ritiene per nulla opportuno occuparsi di chi continuò ad indossare una divisa italiana dopo l´8.9.1943, neanche di chi passò dalla parte degli alleati, figuriamoci di una specialità d´arma come quella corazzata. Si continua purtroppo a pascersi in triti luoghi comuni o a ritenere che dopo l´armistizio tutte le forze armate italiane siano sparite come d´incanto dalla scena per poi "magicamente" ricomparire in un non definito periodo dopo la conclusione della seconda guerra mondiale...

La realtà storica non fu proprio questa, anzi: con il passare del tempo e meno e più si scopre che furono veramente tanti quelli che portarono i gladi operando con mezzi corazzati anche se come dicono Sergio Corbatti e Marco Nava non ci si occupa di loro proprio perché "le uniche forze corazzate italiane del periodo in questione operarono nei ranghi della R.S.I." (quelle al sud furono in poco tempo disgregate malgrado il loro fattivo e pesante contributo alla cacciata dei tedeschi dalla Sardegna nel settembre 1943).

La monografia della Laran Editions esamina con occhio impietoso ma obiettivo la storia di queste formazioni, e la prefazione è illuminante nel far capire la metodologia usata dagli autori e che dovrebbe essere alla base di ogni opera seria storica: descrivere i fatti dopo essersi basati sui riscontri documentali provenienti da più parti e non su quelli derivanti da una sola "campana", ponendosi più come stimolatori della riflessione da parte del lettore, quasi spingendo il suo interesse ad approfondire di più il tema, tanto vero questo che nella prefazione viene indicato l"indirizzo del sito degli autori, invitando lo stesso lettore ad un dialogo con gli autori.

L´opera è divisa in due parti principali: il 95% del testo è dedicato ai reparti della R.S.I. il resto a quelli del Regio Esercito, a cura di Nicola Pignato.

Dopo un esame della situazione generale del R.E. all´8.9.1943 e dei rapporti con tedeschi prima e dopo l´armistizio, vengono presi in esame la formazione e l´evoluzione delle unità corazzate dell´Esercito Nazionale Repubblicano e dei suoi singoli reparti corazzati e di cavalleria corazzata, nonché delle formazioni dello stesso E.N.R. che ebbero in dotazioni anche singoli mezzi corazzati; successivamente ci si occupa degli analoghi reparti della X divisione M.A.S.. Si passa poi alla Guardia Nazionale Repubblicana che addirittura ebbe anche una unità corazzata (il Gr.Cor. "Leonessa", erede della divisione corazzata "M" della Milizia Volontaria Sicurezza Nazionale) oltre a singoli reparti con mezzi corazzati come quelli delle Brigate Nere e del Ministero degli Interni della R.S.I.: già da questo elenco di formazioni si può intuire quali furono le incongruenze e le difficoltà di organizzare validamente l´arma corazzata e/o la cavalleria corazzata da parte delle autorità della R.S.I. Comunque questi reparti furono impiegati per lo più per esigenze di ordine pubblico e nella lotta antipartigiana; solo sul fronte orientale furono validamente difesi i confini nazionali dalle bande titine. Nei convulsi ultimi giorni di guerra in Italia (si combatté per oltre il 25.4.1945, fino ai primi giorni di maggio) qualche corazzato della R.S.I. si scontrò con le forze armate alleate, in precedenza ci furono poche altre eccezioni: lo scontro a fuoco fra una Sahariana della Polizia Africa Italiana con uno Stuart statunitense avvenuto nel centro di Roma il 4/6/1944 e dell´impegno sul fronte russo delle Sahariane del 10° Rgt. Arditi dell´E.N.R. durante il 1944. Vengono anche chiariti alcuni dubbi più volte manifestati dagli autori di altre pubblicazioni e di articoli come quelli sulle così dette blindo "Zerbino" che in realtà erano le Carrozzeria Speciale AS 43 della SPA Viberti, sulla appartenenza a reparti italiani dei due P.40 presenti a Milano nell´aprile 1945 e sull´uso di almeno una blindo "Lince" da parte della R.S.I.; purtroppo dei mezzi di alcuni reparti non sono state inserite delle immagini che pur esistono (ad es. quelle del carro L.6/40 del 31° Rgt. Carristi) mentre di quelle di altre formazioni non sono state rinvenute immagini (come nel caso di alcune Brigate Nere).

Il prof. Pignato descrive infine le vicissitudini dei pochi reparti corazzati del Regio Esercito cobelligerante che come detto operarono in Sardegna nei giorni immediatamente successivi all´armistizio. Gli stessi non furono poi mai impegnate conto i tedeschi ad eccezione di tre blindo AB 41 del IX Reparto d´Assalto del Corpo Italiano di Liberazione, ma il Regno del Sud non era uno Stato sovrano: le commissioni di controllo alleate erano la vera autorità e quando decisero che il Regio Esercito non doveva avere una componente corazzata, si obbedì a questa disposizione senza tanto tergiversare... Da notare un piccolo refuso di stampa: viene citato il comune di Monterosi in provincia di Lecce mentre in realtà si tratta di Monteroni come effettiva sede della 5ª compagnia carri lanciafiamme nel corso del 1944.

Il libro è completato da alcuni capitoli sulle uniformi dei carrristi e dei contrassegni dei mezzi, alcuni piccoli profili a colori in quarta di copertina a opera del Prof. Pignato (peccato siano così pochi...) ed a tutto questo si aggiunge una copiosa documentazione fotografica con esaustive didascalie, una precisa collocazione temporale ed una qualità grafica delle tante immagini veramente buona: ad esempio ho visto la foto del semovente M.43 da 105/25 in servizio presso il "Leoncello" (pubblicata forse per la prima volta nel 1968 nel volume della D´Anna Editrice di Roma, a firma di Falessi, Pafi, Fiore, I mezzi corazzati italiani e ripresa tante altre volte in successive opere) presentata con una qualità grafica così limpida da mettere in chiara evidenza la scritta "terremoto" (il soprannome del mezzo) riportata sulla parte frontale della casamatta, scritta mai vista fino ad ora!

Non vi sono trittici in scala dei mezzi (per questo ci sono le monografie del Prof. Nicola Pignato e del Ten. Col. Cappellano edite recentemente dallo S.M.E) ma chi vuol riprodurre modellisticamente gli stessi mezzi non avrà certo problemi.

Gabriele Luciani